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Aspettative e progetti futuri

Aspettative e progetti futuri

“La natura è sempre stato un tema ricorrente nel mio lavoro, quando ero giovane dipingevo sempre le piante e i fiori. Con il tempo mi sono avvicinato alla tematica dell’inquinamento terrestre e di come l’uomo stia ignorando questo problema.

Non vedo l’ora di conoscere sempre nuove persone che sono interessate all’arte, penso che sia una delle cose più belle andare alle mostre e incontrare le persone che sono andate lì per la stessa passione.

Il mio obiettivo è di farmi conoscere in più paesi possibili, secondo me, e anche secondo il parere di molti critici d’arte, solo essendo internazionali si ha la possibilità di successo. Però per essere internazionali bisogna conoscere l’esperanto dell’era moderna, e cioè la lingua inglese. Questo però è il mio punto debole, la conoscenza della lingua inglese, ma ci sto lavorando.

Immagino che dipingere sia come un mezzo di comunicazione, è come se le opere si portassero dietro una parte della vita del pittore, per poi far parte della vita di qualcun’altro, cioè di chi le compra. Per me è un onore far parte della vita di queste persone.

Spesso chiedo ai miei clienti di fare delle foto ai dipinti una volta installati nelle loro case, perchè le mie opere sono un pò come dei miei figli, li ho creati, ci ho passato del tempo con loro e mi ci sono anche affezionato. Sono sempre un pò attaccato ad ogni singolo pezzo e per questo mi fa piacere sapere dove si trovano e vedere le fotografie delle mie opere appese nelle pareti delle loro case mi fa piacere. Mi fa piacere anche vedere i miei clienti soddisfatti, rendere felici le persone mi piace.

Il mio piano per il futuro è quello di continuare a lavorare sulla ricerca delle forme e degli equilibri con i colori, e poi sullo studio di nuove tecniche e di nuovi modi di figurare questo problema che ci circonda che è l’inquinamento.”

Il metodo di lavoro

Il metodo di lavoro

“Di solito lavoro su più opere contemporaneamente, perchè quando mi viene in mente un’idea ho la necessità di doverla sviluppare in più varianti e di valutarne l’efficacia allo stesso momento. Ho bisogno di avere più tele sotto mano, non posso aspettare di finirne prima una per poter poi passare alla successiva. E’ come se avessi un flusso di idee, e non posso interromperne il loro decorso.

Per natura curo maniacalmente ogni particolare dell’opera e sono molto severo sul risultato e se non sono soddisfatto la cancello. Mentalmente sono ossessionato dall’equilibrio delle forme e dei colori, deve essere sempre tutto quasi speculare ed essere un insieme che sta in piedi, come un castello di carta ma con le fondamenta solide.

Molte persone mi chiedono quando capisco che un’opera è finita, è una domanda che mi fanno in molti. Quando un’opera è terminata lo intuisco instintivamente, lo capisco man mano che ci lavoro, non è che lo decido quando finire, mi viene naturale capirlo. 

Quando sviluppo un’opera, più proseguo nella lavorazione e più mi rendo conto che mi sto avvicinando all’apice, cioè il punto in cui mi devo fermare. 

Non so come spiegarlo, ma se superassi quel limite, so che potrei rovinare l’opera e quindi mi fermo. E’ come se l’iter esecutivo dell’opera fosse un’onda sinusoidale, all’inizio, quando la tela è bianca, siamo nella parte bassa, e man mano che ci lavoro la qualità dell’opera cresce, sempre di più, fino ad arrivare all’apice, in cui l’opera risulta essere al meglio. Se continuassi a metterci mano e superassi quel limite inizierei la fase discendende e rovinerei il lavoro.

Forse la mia propensione ad un’immagine pulita, senza ombre o troppe sfumature, chiamata con il termine di “flat painting” è dovuta al fatto di essere stato per anni anche un grafico, quindi per natura e per istruzione prediligo campi pittorici senza troppe pennellate, ma appunto “flat”. Oppure, questa mia tendenza, è dovuta all’influenza che i miei zii hanno avuto su di me durante la mia infanzia, loro erano restauratori delle decorazioni arabe nelle moschee egizie, e nella decorazione bisogna essere puliti e precisi.”

Origini di una passione​

Origini di una passione

Prinzi nasce a Siviglia in Spagna, sin da piccolo viene avvicinato all’arte da suo padre, lo porta in giro per l’europa per fargli vedere le più importanti mostre dell’epoca, anche suo nonno paterno e suo zio, lavorando in Egitto come restauratori delle Moschee più antiche contribuiscono a stimolarlo molto sull’interesse per questa forma espressiva.

Inizia così a percorrere una formazione tecnica ed artistica poliedrica, dagli studi universitari di graphic design alla pubblicità, dalla computer grafica alla pittura. Secondo Prinzi l’arte deve liberarsi dai vincoli della rappresentazione della realtà ed esprimersi attraverso le emozioni pure e le sensazioni astratte. Egli vuole abbattere una tradizione pittorica figurativa millenaria per raggiungere quello che definisce lo zero assoluto delle forme, la loro rappresentazione allo stato puro ed elementare.

Le sue opere nascono da un bisogno di esprimere un sentimento, il desiderio di riavvicinare l’uomo alla natura, alla terra.

“Viviamo un un’epoca in cui ormai la distruzione, lo sfruttamento delle risorse e l’inquinamento la fanno da padrone, in cui si vive schiavi del consumismo, sacrificando il nostro habitat e ignorando il fatto che se continueremo a vivere in questo modo un giorno tutto questo non ci sarà più.”

Quello che Prinzi cerca di fare è di ricostruire un’idea a partire da elementi del reale. Decontestualizzando le immagini mettendole in scena con composizioni al contempo sobrie, astratte e colorate. Il suo obiettivo è trasformare elementi legati a realtà oggettive, caricandole di altri valori e significati.

“La verità è che siamo soliti vedere con gli occhi e non con il cuore. Accade di vedere solo in superficie ciò che ci circonda. Ma se ci concentrassimo un pò di più riusciremmo a vedere anche tramite la propria condizione mentale ed emotiva.”

Le sue tecniche sono svariate, ogni giorno cerca di perfezionarle o di inventarne di nuove. Bisogna sperimentare, provare, rischiare, mettersi costantemente in gioco, altrimenti non si è mai veramente artisti.

Una caratteristica predominante nel suo carattere è la curiosità e la voglia di creare qualcosa di nuovo e questo lo aiuta molto a svolgere il suo lavoro.