Il metodo di lavoro

“Di solito lavoro su più opere contemporaneamente, perchè quando mi viene in mente un’idea ho la necessità di doverla sviluppare in più varianti e di valutarne l’efficacia allo stesso momento. Ho bisogno di avere più tele sotto mano, non posso aspettare di finirne prima una per poter poi passare alla successiva. E’ come se avessi un flusso di idee, e non posso interromperne il loro decorso.

Per natura curo maniacalmente ogni particolare dell’opera e sono molto severo sul risultato e se non sono soddisfatto la cancello. Mentalmente sono ossessionato dall’equilibrio delle forme e dei colori, deve essere sempre tutto quasi speculare ed essere un insieme che sta in piedi, come un castello di carta ma con le fondamenta solide.

Molte persone mi chiedono quando capisco che un’opera è finita, è una domanda che mi fanno in molti. Quando un’opera è terminata lo intuisco instintivamente, lo capisco man mano che ci lavoro, non è che lo decido quando finire, mi viene naturale capirlo. 

Quando sviluppo un’opera, più proseguo nella lavorazione e più mi rendo conto che mi sto avvicinando all’apice, cioè il punto in cui mi devo fermare. 

Non so come spiegarlo, ma se superassi quel limite, so che potrei rovinare l’opera e quindi mi fermo. E’ come se l’iter esecutivo dell’opera fosse un’onda sinusoidale, all’inizio, quando la tela è bianca, siamo nella parte bassa, e man mano che ci lavoro la qualità dell’opera cresce, sempre di più, fino ad arrivare all’apice, in cui l’opera risulta essere al meglio. Se continuassi a metterci mano e superassi quel limite inizierei la fase discendende e rovinerei il lavoro.

Forse la mia propensione ad un’immagine pulita, senza ombre o troppe sfumature, chiamata con il termine di “flat painting” è dovuta al fatto di essere stato per anni anche un grafico, quindi per natura e per istruzione prediligo campi pittorici senza troppe pennellate, ma appunto “flat”. Oppure, questa mia tendenza, è dovuta all’influenza che i miei zii hanno avuto su di me durante la mia infanzia, loro erano restauratori delle decorazioni arabe nelle moschee egizie, e nella decorazione bisogna essere puliti e precisi.”