Author: PrinziArt

La scuola Formalista

La scuola Formalista

I quadri astratti di Prinzi si basano sull’equilibrio tra spazio, forma e colore, questo concetto rappresentativo deriva dall’influenza della Teoria del Formalismo (dove si guarda il quadro non dal punto di vista del significato, ma dal punto di vista dell’aspetto estetico).

Uno degli esponenti di questa scuola fu Konrad Fiedler (Öderan, 1841 – Monaco di Baviera, 1895), uno dei massimi filosofi dell’arte vissuti nel XIX secolo: a lui va il merito di aver elaborato una teoria artistica fondamentale, destinata a influenzare gran parte dei critici. Si tratta della teoria della pura visibilità, partendo da lontano: chi ha studiato Platone si ricorderà senz’altro che, per il filosofo greco, l’arte era mimesi, ovvero imitazione della natura, della realtà. Ecco: la teoria della pura visibilità (chiamato anche formalismo) va in senso totalmente opposto.

Per Fiedler l’arte non può configurarsi come imitazione della realtà per il fatto che ognuno di noi percepisce la realtà in modo diverso dagli altri. Bisogna partire da un presupposto fondamentale: esiste una realtà che prescinde dalle opere d’arte, e di conseguenza un artista, quando crea un’opera d’arte, creerà un mondo nuovo, che sarà unicamente frutto delle sue percezioni e del suo gesto.

In Italia questo approccio visuale viene portato da il critico d’arte Lionello Venturi (maestro di Giulio Carlo Argan). Venturi sposa questa linea Formalista (di dare importanza alla forma, alla composizione), influenzando certi pittori quali ad esempio Piero Dorazio (del gruppo artistico Forma 1) e Giulio Turcato.

Per Venturi le opere non devono per forza rappresentare qualcosa, ma l’importante è che abbiano un corretto rapporto tra forme e colore.

Da qui una corretta sintassi della pittura e quindi dell’astrattismo. Ma perchè l’astrattismo si sviluppa all’inizio del novecento e non prima?

Perchè in questo secolo verranno inventate due forme di comunicazione che stravolgeranno l’arte per sempre, queste sono il cinema e successivamente la televisione.

Quindi le storie e i racconti, illustrati dalla pittura (figurativa) fino a quel momento, verranno divulgati in modo molto più efficace da queste due nuove forme espressive e l’arte si troverà quindi a dover cambiare lo scopo della sua pittura.

A fondare l’astrattismo fu un pittore russo (poi naturalizzato francese), Wassily Kandinsky, che nel 1910 espose per la prima volta un’opera non figurativa.

In Italia invece l’astrattismo prese piede grazie al Gruppo Forma 1.

Il termine Forma 1, nacque dal titolo di una rivista “Forma”, che ebbe una sola uscita nel marzo del 1947, pubblicata a Roma, su iniziativa di un gruppo di artisti italiani, aventi in comune delle affinità di intenti, questi artisti erano:

Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato.

L’evoluzione pittorica

L’evoluzione pittorica

La stesura del colore, nelle opere di Prinzi sono prive di sfumature, egli come nel “Color field painting” cerca di sintetizzare sia nelle forme che nei colori le immagini da lui rappresentate, così come fecero Morris Louis, Paul Jenkins, Mark Rothko, Clyfford Still e altri. 

Fu il critico Clement a coniare il termine “Color field painting” nel 1955. Il color field è collegato al Suprematismo e in parte alla corrente sviluppatasi negli stessi anni, l’espressionismo astratto. 

Le origini della pittura a campi di colore si può ricondurre agli anni venti, all’artista russo Kazimir Malevic, esponente del suprematismo; nella sua poetica l’arte doveva essere la “supremazia della forma”, espressa attraverso la purezza dei colori e forme geometriche elementari. Malevic sosteneva che l’artista moderno doveva guardare ad un’arte finalmente liberata da fini pratici ed estetici e lavorare soltanto assecondando una pura sensibilità plastica. Sosteneva quindi che la pittura fino a quel momento non fosse stata altro che la rappresentazione estetica della realtà e che invece il fine dell’artista doveva essere quello di ricercare un percorso che conducesse all’essenza dell’arte: all’arte fine a se stessa.

Anche Prinzi ritiene che si possa liberare l’arte dal vincolo di rappresentare figure e oggetti con immagini riconoscibili: non dovendosi più preoccupare di raffigurare la realtà esterna, l’arte potrà sviluppare un linguaggio di forme proprie e creare nuove realtà.

Nascita del ciclo Contaminated Area

Nascita del ciclo Contaminated Area

“Ogni singolo frammento di plastica e di cartone, incollati sulle mie tele, trasmette un’immagine. E’ la stessa immagine che vedresti nell’oceano inquinato”, dichiara Prinzi.

“Può venir fuori qualsiasi forma, questo non ha importanza, non sono un pittore figurativo”, prosegue.

“Quando creo l’opera non ho idea a come verrà alla fine, faccio solo attenzione che abbia i giusti equilibri e che abbia un senso estetico. E’ una questione di equilibri tra forme e colori.

Sono nato a Siviglia, in Spagna, lì l’arte era dappertutto, come in Italia. E’ quello che io chiamo lo stile europeo, elegante e raffinato.

Ho sempre fatto arte, ho sempre dipinto, da quando ero bambino. Ma non mi hanno incoraggiato, la passione è venuta da dentro di me.

Mi sono dato da fare anche in altri settori, ho avuto una discreta carriera anche nella grafica e nella pubblicità, ma nel profondo della mia mente ho sempre saputo che la pittura era il mio vero mondo. Questo era quello che volevo fare, volevo fare arte.

Ho frequentato l’istituto d’arte e le scuole professionali di grafica pubblicitaria, ed il mestiere di grafico è andato bene per parecchi anni. Poi è arrivato il “Cigno Nero” che ha creato la crisi economica e la disoccupazione. Questa pandemia mi ha cambiato per sempre, così sono tornato a tempo pieno a fare ciò che ho sempre amato, la pittura.

Da sempre sono stato interessato ai problemi ambientali, un artista deve avere sempre qualcosa da comunicare, e questa indole l’ho portata avanti negli anni.

Nel tempo ho dipinto la natura secondo l’influenza che avevo in quel periodo, ho iniziato con i surrealisti, passando poi con i cubisti. Successivamente sono stato influenzato dagli astrattisti, fino poi ad arrivare all’informale.

Ma fu solo dalla fine degli anni 2000 che elaborai un drastico cambiamento alla mia pittura, andando verso idee più concettuali, e credo che questa sarà lo stile che mi porterò avanti per il resto della mia vita.

Trascorsi 10 anni a crearmi una mia tavolozza dei colori, ogni artista ha una propria tavolozza dei colori, ad esempio Van Gogh usava sopratutto il giallo di cadmio e il blu cobalto, Alberto Burri il rosso vermiglio e il nero petrolio.

Io ho rimosso la maggior parte dei colori dello spettro, tenendo solo quelli più rappresentativi della natura.

Vorrei che quando le persone guardano un mio quadro si ricordino a come abbiamo ridotto la natura, vorrei che gli desse lo stimolo a comportarsi meglio innanzi ad essa, con più rispetto.”

Ispirato dalla razza umana

Ispirato dalla razza umana

“La terra in cui viviamo è un pianeta meraviglioso, e dobbiamo proteggerlo, la terra ora è come se fosse orfana dei propri genitori, non è accudita. E’ piena di plastica e di gas tossici. Il mare che è il cuore del corretto funzionamento del ciclo vitale terrestre è ormai ridotto ad un serbatoio di rifiuti.”

Prinzi da più di 35 anni con le sue opere cerca di sensibilizzare all’opinione pubblica su queste tematiche molto importanti per il nostro presente e sopratutto per il futuro delle nuove generazioni. 

Inquinamento, aggiunta di qualsiasi sostanza (solida, liquida o gassosa) o qualsiasi forma di energia (come calore, suono o radioattività) nell’ambiente ad una velocità superiore a quella che può essere dispersa, diluita, decomposta, riciclata o conservata in una forma innocua. I principali tipi di inquinamento sono (classificati per ambiente) l’inquinamento atmosferico, l’inquinamento delle acque e l’inquinamento del suolo. 

La società moderna è anche preoccupata per tipi specifici di inquinanti, come l’inquinamento acustico, l’inquinamento luminoso e persino l’inquinamento plastico. Prinzi ha da sempre avuto una naturale curiosità per tutto ciò che lo circonda, e da sempre è sensibile alle problematiche legate ai disastri ambientali. L’artista cerca con le sue opere, di toccare la sensibilità dell’opinione pubblica.

Aspettative e progetti futuri

Aspettative e progetti futuri

“La natura è sempre stato un tema ricorrente nel mio lavoro, quando ero giovane dipingevo sempre le piante e i fiori. Con il tempo mi sono avvicinato alla tematica dell’inquinamento terrestre e di come l’uomo stia ignorando questo problema.

Non vedo l’ora di conoscere sempre nuove persone che sono interessate all’arte, penso che sia una delle cose più belle andare alle mostre e incontrare le persone che sono andate lì per la stessa passione.

Il mio obiettivo è di farmi conoscere in più paesi possibili, secondo me, e anche secondo il parere di molti critici d’arte, solo essendo internazionali si ha la possibilità di successo. Però per essere internazionali bisogna conoscere l’esperanto dell’era moderna, e cioè la lingua inglese. Questo però è il mio punto debole, la conoscenza della lingua inglese, ma ci sto lavorando.

Immagino che dipingere sia come un mezzo di comunicazione, è come se le opere si portassero dietro una parte della vita del pittore, per poi far parte della vita di qualcun’altro, cioè di chi le compra. Per me è un onore far parte della vita di queste persone.

Spesso chiedo ai miei clienti di fare delle foto ai dipinti una volta installati nelle loro case, perchè le mie opere sono un pò come dei miei figli, li ho creati, ci ho passato del tempo con loro e mi ci sono anche affezionato. Sono sempre un pò attaccato ad ogni singolo pezzo e per questo mi fa piacere sapere dove si trovano e vedere le fotografie delle mie opere appese nelle pareti delle loro case mi fa piacere. Mi fa piacere anche vedere i miei clienti soddisfatti, rendere felici le persone mi piace.

Il mio piano per il futuro è quello di continuare a lavorare sulla ricerca delle forme e degli equilibri con i colori, e poi sullo studio di nuove tecniche e di nuovi modi di figurare questo problema che ci circonda che è l’inquinamento.”

Il metodo di lavoro

Il metodo di lavoro

“Di solito lavoro su più opere contemporaneamente, perchè quando mi viene in mente un’idea ho la necessità di doverla sviluppare in più varianti e di valutarne l’efficacia allo stesso momento. Ho bisogno di avere più tele sotto mano, non posso aspettare di finirne prima una per poter poi passare alla successiva. E’ come se avessi un flusso di idee, e non posso interromperne il loro decorso.

Per natura curo maniacalmente ogni particolare dell’opera e sono molto severo sul risultato e se non sono soddisfatto la cancello. Mentalmente sono ossessionato dall’equilibrio delle forme e dei colori, deve essere sempre tutto quasi speculare ed essere un insieme che sta in piedi, come un castello di carta ma con le fondamenta solide.

Molte persone mi chiedono quando capisco che un’opera è finita, è una domanda che mi fanno in molti. Quando un’opera è terminata lo intuisco instintivamente, lo capisco man mano che ci lavoro, non è che lo decido quando finire, mi viene naturale capirlo. 

Quando sviluppo un’opera, più proseguo nella lavorazione e più mi rendo conto che mi sto avvicinando all’apice, cioè il punto in cui mi devo fermare. 

Non so come spiegarlo, ma se superassi quel limite, so che potrei rovinare l’opera e quindi mi fermo. E’ come se l’iter esecutivo dell’opera fosse un’onda sinusoidale, all’inizio, quando la tela è bianca, siamo nella parte bassa, e man mano che ci lavoro la qualità dell’opera cresce, sempre di più, fino ad arrivare all’apice, in cui l’opera risulta essere al meglio. Se continuassi a metterci mano e superassi quel limite inizierei la fase discendende e rovinerei il lavoro.

Forse la mia propensione ad un’immagine pulita, senza ombre o troppe sfumature, chiamata con il termine di “flat painting” è dovuta al fatto di essere stato per anni anche un grafico, quindi per natura e per istruzione prediligo campi pittorici senza troppe pennellate, ma appunto “flat”. Oppure, questa mia tendenza, è dovuta all’influenza che i miei zii hanno avuto su di me durante la mia infanzia, loro erano restauratori delle decorazioni arabe nelle moschee egizie, e nella decorazione bisogna essere puliti e precisi.”

Origini di una passione​

Origini di una passione

Prinzi nasce a Siviglia in Spagna, sin da piccolo viene avvicinato all’arte da suo padre, lo porta in giro per l’europa per fargli vedere le più importanti mostre dell’epoca, anche suo nonno paterno e suo zio, lavorando in Egitto come restauratori delle Moschee più antiche contribuiscono a stimolarlo molto sull’interesse per questa forma espressiva.

Inizia così a percorrere una formazione tecnica ed artistica poliedrica, dagli studi universitari di graphic design alla pubblicità, dalla computer grafica alla pittura. Secondo Prinzi l’arte deve liberarsi dai vincoli della rappresentazione della realtà ed esprimersi attraverso le emozioni pure e le sensazioni astratte. Egli vuole abbattere una tradizione pittorica figurativa millenaria per raggiungere quello che definisce lo zero assoluto delle forme, la loro rappresentazione allo stato puro ed elementare.

Le sue opere nascono da un bisogno di esprimere un sentimento, il desiderio di riavvicinare l’uomo alla natura, alla terra.

“Viviamo un un’epoca in cui ormai la distruzione, lo sfruttamento delle risorse e l’inquinamento la fanno da padrone, in cui si vive schiavi del consumismo, sacrificando il nostro habitat e ignorando il fatto che se continueremo a vivere in questo modo un giorno tutto questo non ci sarà più.”

Quello che Prinzi cerca di fare è di ricostruire un’idea a partire da elementi del reale. Decontestualizzando le immagini mettendole in scena con composizioni al contempo sobrie, astratte e colorate. Il suo obiettivo è trasformare elementi legati a realtà oggettive, caricandole di altri valori e significati.

“La verità è che siamo soliti vedere con gli occhi e non con il cuore. Accade di vedere solo in superficie ciò che ci circonda. Ma se ci concentrassimo un pò di più riusciremmo a vedere anche tramite la propria condizione mentale ed emotiva.”

Le sue tecniche sono svariate, ogni giorno cerca di perfezionarle o di inventarne di nuove. Bisogna sperimentare, provare, rischiare, mettersi costantemente in gioco, altrimenti non si è mai veramente artisti.

Una caratteristica predominante nel suo carattere è la curiosità e la voglia di creare qualcosa di nuovo e questo lo aiuta molto a svolgere il suo lavoro.